(Cuneiform Records 2012)
Davvero una bella ventata d’aria fresca questo ‘Sister Death’. Partendo dal chiaro riferimento al Cantico delle Creature di S. Francesco, è un album sul cambiamento, incentrato sulla distruzione portata dal fuoco e la morte come principali agenti delle importanti novità delle nostre vite.
Ci sono voluti sei anni di lavoro per realizzarlo e, se proprio me lo chiedete, direi che ne è valsa la pena. Il talento di Redfearn è nel riuscire a scavare in fondo all’enorme barile della musica popolare americana, onde tirarne fuori qualcosa di unico e rinfrescante, in grado di unire rock psichedelico, progressive, americana, country e influenze dell’est in un pot-pourri notevolissimo e tremendamente orecchiabile.
Mai come nei suoi precedenti lavori, qui in ‘Sister Death’ gli arrangiamenti sono inverosimilmente curati, riuscendo a stupire e a non far mai annoiare a ogni momento: dalla lunga delirante nenia orientale di Hashishin, all’attacco folkeggiante di Black Ice, c’è davvero tanta carne al fuoco anche per i nostalgici dei Fairport Convention.
Potremmo parlare di folk revival, ma Redfearn riesce ad andare oltre nello sforzo di raccogliere esperienze importanti e trasformarle meravigliosamente in un unicum che deve assolutamente far presenza nella vostra collezione.
Voto: 8
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