(Babel Records 2012)
‘The Dice Man’ è un libro, pubblicato da Luke Reinhardt, che racconta la storia di uno psichiatra che inizia ad affrontare la vita delegando la responsabilità delle scelte quotidiane alla sorte utilizzando un dado, ed a lui che si ispira il lavoro di questo quartetto avant jazz londinese. Successione di eventi casuali che può portare alla costruzione di strutture ardite ed improbabili, ma non prive di una loro bellezza ed armonia complessiva, come quella riportata nell’immagine di copertina. Nonostante le premesse concettuali, all’insegna delle variabili stocastiche, la musica proposta però non suona affatto aleatoria. Sicuramente c’è una componente improvvisata disseminata qua e là che va a rafforzare il dinamismo e la varietà strumentale delle tracce, ma queste non varcano mai, anzi forse neanche sfiorano, la soglia che porta al free jazz. Forme e strutture in cangiante e multiforme divenire, ma sempre controllate e non prive di spunti melodici apprezzabili, sempre sostenute da un’ottima sezione ritmica, fantasiosa, pulsante e laboriosamente inventiva. Un brano quale Saribund è ideale nel riassumere il modus operandi di questa band e quanto di buono essa ha da offrire. Un groove ritmico tutto stop and go inframmezzato da sognanti e calde note di piano e da un sax liquefatto e piangente in un’avvincente alternarsi di sospensioni, riflessioni e improvvise fughe. Più strategico e subdolo l’incidere di Gooch, contraddistinto in buona parte da brevi accordi di piano ripetuti ossessivamente, da batteria e basso tattili e da un sax notturno e pensieroso perso tra tentazioni melodiche e istinti swing. Bello e spiazzante il finale di questo brano con le sue suggestioni quasi samba.
Voto: 6
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