(Glitterhouse 2013)
Christine Owman si è fatta le ossa suonando con molti artisti autorevoli, tra i quali Golden Kanine, Andi Almqvist e con membri dei Cardigans, oltre che con la stoner band dunDun, ha aperto per un certo Robert Plant che l’ha apprezzata, e in questo suo esordio discografico in due brani offre la sua voce Mark Lanegan. Niente male per un’esordiente! Che ne dite? In effetti tutti questi nomi non servono a nascondere un’artista inconsistente, cosa che spesso viene fatta dagli uffici stampa, ma al contrario per dare maggiore valore ad un’artista che seppure giovane, già sembra abbastanza completa nel suo approccio.
La Owman, infatti, riesce a coniugare elementi di musica classica, con il folk introspettivo, con l’elettronica e con la sperimentazione rock.
In “Little beast” convivono le sue varie anime, quella trip-hop (Deathbed), quella del folk-blues scarnificato (Day 1), quella del valzer evocativo (Wait, no) e quella degli intrecci vocali stranianti e allucinati (I’d rather die than play dead ).
La piccola bestia cresce e vedremo se nel futuro dovremo temerla o rimanerne affascinati.
Voto: 7
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