(Improvvisatore Involontario 2012)
Riuscita emulsione, fra acustico e digitale, con strappi
reciproci.
Una visione secca, aspra e battente.
Compressa, fra
apocalisse/Aphex e dolente contrazione Davis/Isham.
Rapidità
e determinazione nel gesto, in quasi completa solitudine.
Corre
Giorgio, mani, sguardo e fiato impegnati, fra schermi e manopole,
tromba e field recordings.
Poi, che nell’ansia espositiva del
troppo dire, affiorino sacche di monotonia, poco importa.
Che
questa drum&bass umanizzata, nevrotica, spoglia e notturna, ne
offre più d’una, d’avvolgente panoramica.
Guizzi
contemporanei, riflessioni meditabonde, accenni cameristici,
distensioni elettroacustico/riduzioniste.
Raffinate prospettive,
d’innesco world/Laswell, composizione/scomposizione,
agitazione e crollo (la rigidità, Suicide in botta di
Phlox).
Non è poco.
Voto: 7
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