Justin De Hart ‘Strange Paths’

(Innova 2013)

Il percussionista Justin De Hart si cimenta in questo nuovo cd Innova con quattro impegnativi brani per il suo set di strumenti, scritti da autori di celebrata fama. XY di Michael Gordon è una composizione insieme austera e viscerale. Fasci di pulsazioni minimali passano dall’una all’altra mano del percussionista, e così si intersecano e si succedono, attraversando fasi alterne di accelerazione e rallentamento, di contrazione e dilatazione temporale. Celebrale e primitivo, come solo Gordon sa essere. Psappha è probabilmente uno dei capolavori di Iannis Xenakis. Qui l’Autore riesce, come non sempre gli capita, a sposare magistralmente l’energia primordiale della natura con l’ordine matematico soggiacente ai più disparati fenomeni. Ponte ideale tra questi due complementari aspetti è costituito proprio dalle percussioni, cui il compositore greco lascia il dovuto spazio per liberare la forza primigenia e drammatica dei singoli, potenti rintocchi, che cedono gradualmente il passo a strutture ritmiche stratificate ma perfettamente percepibili, grazie alla gradualità con cui entrano in scena. La fusione di queste due anime si compie nel finale mozzafiato: i battiti si intensificano, i ritmi diventano sempre più incalzanti, nuove linee si aggiungono apportando anche inediti colori tratti dalla policroma tavolozza offerta dalle percussioni, in un crescendo di pathos assolutamente travolgente. Bone Alphabet di Brian Ferneyhough è, come c’era da aspettarselo, il brano più cervellotico: ricco di fitti incastri poliritmici, spesso suonati a volume relativamente basso, qua e là ravvivati da passaggi più intensi che ci tengono stretti a una struttura che, in alcuni frangenti, sembra piuttosto cedevole. Il più seducente, dal punto di vista timbrico e armonico, è senza dubbio il conclusivo They Looked Like Strangers di Stuart Sanders Smith, in cui a prevalere sono percussioni intonate come vibrafono e marimba. Suddiviso in quattro sezioni, il brano scorre placido, senza sussulti di rilevo, tracciando nei suoi 24 (troppi!) minuti di pseudo-improvvisazione un puntillismo sonoro da cui non emergono figure, oggetti, paesaggi.

Voto: 7

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