(Autoprodotto 2013)
Il duo newyorkese per registrare questo disco è entrato in studio con alcune idee musicali, per pubblicare otto brani, invece, si è fatto prendere la mano e in questo “Doyers” sono finite ben diciassette tracce.
Rigorosamente strumentali questi brani si muovono lungo le coordinate dell’improvvisazione, comprensiva di più stili musicali. La struttura dei brani è di completa apertura, inclusiva e comprendente momenti sperimentali, onirici e complessi.
. Mai nulla è lasciato al caso, con un’elettronica di base, che attinge alla scena dance della grande mela, ma depurata grazie ad innesti di post-rock, avant jazz, momenti lisergici e ipnotici, ma anche avvolgenti, liquidi e frizzanti.
Nei sessantanove minuti di “Doyers” si viaggia tanto, soprattutto interiormente e la musica del duo svolge la vitale funzione di aprire la mente, senza additivi chimici.
Voto: 7
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