@ Spilla Festival, Ancona 03/07/2013
Foto e testo di Rachele Paganelli
Quante ne sa Johnny Marr! Giacca verde, camicia rossa e capelli anni ‘60. Duro e puro, riesce ad infiammare un palco senza troppi fronzoli e con tre musicisti niente male (ma abbastanza invisibili). Johnny Fuckin’ Marr, così riportano le magliette del merchandising. Johnny quello degli Smiths e delle trecentomila collaborazioni. Quello che ha un senso innato della melodia e sa “schitarrare” così bene. Non poteva iniziare meglio Lo Spilla Festival: british invasion per tutti nella suggestiva location della Mole Vanvitelliana. Ad aprire a Marr & soci c’è Albatross aka Adam Stockdale, ventisettenne inglese timido e riservato dal retrogusto folk con voce e chitarra. Una bella performance soporifera. Devo essere sincera, il nuovo disco di Johnny non mi ha entusiasmata: suoni troppo puliti e brani molto simili. Si sente però la ricerca di una melodia semplice che ti rimane in testa (The Messenger è proprio un bel pezzo). Il disco prende forma e si rivela, soprattutto dal vivo, più incalzante (Generate!Generate! è un bell’inno contro l’indifferenza dei tempi moderni) ed energico, Johnny regge tutto benissimo con una voce piacevole e l’atteggiamento da bullo. Si muove tra pezzi del nuovo album ma anche vecchi successi degli Smiths come Stop me if you think you’ve heard this one before e la stupenda There is the light that never goes out che chiuderà il concerto. C’è spazio anche per una cover fedelissima e potente di I fought the law dei tanto amati Clash. Johnny è una vecchia volpe e il suo atteggiamento da profeta del rock è arrivato al pubblico che subito si è catapultato sotto al palco ignorando le sedie. Come si fa a non cedere con Marr che ti sfida e ti dice (con le mani smaltate) che a lui non importa se lo chiamano “darling”? Energia e provocazione. Ecco cos’è il rock. E ce lo insegna un signore che ha quasi cinquant’anni. Prendete nota, ragazzini.