(Cuneiform 2012)
Una big band (avant/bop) in grande spolvero, quella approntata dal
sassofonista/compositore/improvvisatore Jason Robinson.
Parata
di complessità epidermiche, ritmicamente travolgente (in
deliquio ammirevole, tra frenetiche stecche funk ed esasperazioni
appiccicoso/tropicali).
Il corpo Africa sognato/idealizzato dagli
Stati Uniti, in tiro lisergico (moderato/torbido).
Pulsa, scarta e
s’aggroviglia.
Spazi aperti e compressioni improvvise, urti e
scorribande notturne fiato in gola.
In nevrotica pulsione
(Tiresian Symmetry) o ciondolante escursione ben oltre la
mezzanotte (Radiate).
Di pelli e corde frenetiche (Saros),
fasi soliste magistrali (Elbow Grease Introduction), dai e vai
feroce e bollente (Elbow Grease).
Squarci contemporanei e
frammenti d’elettricità luminosa.
Mingus, Braxton,
Coleman e Dolphy, ipotesi, direzioni e strategie non
ortodosse.
D’ansia espansiva evidente, nel gorgogliar di due
tube, bassi e contrabbassi, clarinetti, tre sax, due batterie e
chitarra.
Jason procede spedito.
Seguir le sue orme un piacere.
Voto: 8
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