Ennio Mazzon ‘Xuan’

(Nephogram 2013)

Dopo il recente bel lavoro del duo Zbeen formato da Ennio Mazzon e Gianluca Favaron abbiamo tra le mani un nuovo cd, splendidamente introdotto da un packaging minimalista a base di toni di grigio, geometrie e natura trasfigurata digitalmente, accreditato al solo Mazzon. Un’unica lunga traccia di quaranta e più minuti che non si discosta di molto dagli scenari sonori proposti dal duo, quindi ancora elettronica minimale, glitch, bleeps, fiumi di frequenze, voragini di bit frantumati e field recordings, processati con algoritmi visionari. Oltre agli stessi Zbeen vengono in mente anche artisti quali Roel Melkoop ma anche frammenti del romanticismo binario di Oval che di tanto in tanto sbocciano come frattali floereali in slow motion. Non mi sfugge neanche una certa somiglianza con alcune cose di Olivia Block per un certo modo di accatastare e accumulare suoni come se fossero relitti vomitati da un mare burrascoso. Ho usato l’aggettivo minimale, ma in realtà l’opera è affatto avara di suoni e suggestioni, anzi, raccoglie in sé un frammento di mondo interiore che avanza, inciampa e si espande sino a saturare la percezione. In particolare l’ascolto in cuffia rivela un’enormità di dettagli, a testimoniare il meticoloso lavoro compiuto da Mazzon nello stratificare, accostare e intercalare una miriade di suggestioni diverse. Una vera e propria processione di visioni acustiche ammalianti e sfuggenti, di nuclei sonori, indipendenti eppure parte del tutto, che non si riesce mai a delineare sino in fondo, veri e propri flash sensoriali. La traccia inizia in uno stato di nervosa attesa, tra screzi digitali, oscillazioni terminali, spettri in bassa frequenza, fischi, frane algebriche per poi approdare verso il nono minuto a un’oasi di calma estatica, di sospensione elegiaca tra le scorie di circuiti scricchiolanti. Da qui in poi è un lento crescere verso la frenesia, verso l’implosione, verso una catarsi inseguita, sfiorata ma persa, sino a quando non s’inizia a precipitare progressivamente, con i suoni che tendono ad assottigliarsi, ad allungarsi, a perdere peso, a confondersi gli uni negli altri, verso il system fault finale che annulla e silenzia l’entropia accumulata. E’ chiaro che nel campo dell’elettronica sperimentale si è oramai sentito di tutto e di più, ma si tratta comunque di un ottimo lavoro, affascinante e soprattutto emozionante. E non sempre è facile emozionare in questo campo.

Voto: 8

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