(Innova 2013)
Si è soliti dire che nella forma del quartetto i compositori esplorano il mondo dei loro più intimi sentimenti, dei loro più reconditi desideri e pensieri. Se è così, a Jeremy Beck non sarà stato difficile confrontarsi con questa formazione, data la sua naturale propensione a scrivere musica da sempre poco incline alle esternazioni eccessive e ai toni magniloquenti. E in effetti, il cd della Innova, dove si possono ascoltare ben quattro quartetti a firma Beck composti tra il 1987 e il 2006, e splendidamente eseguiti dal Da Kappo String Quartet, conferma quanto si ci si poteva aspettare, aggiungendo anche la piacevole scoperta della particolare affinità dell’Autore con l’articolazione sonora degli archi, di cui egli asseconda e amplifica le intrinseche potenzialità, disegnando trame che portano i quattro strumenti ora ad unirsi in vigorosi unisoni, ora a dischiudersi in polifonici ed eleganti arabeschi. Altra qualità che trova qui conferma è la notevole chiarezza di scrittura, l’economia di mezzi adoperati, pur nella ricchezza dei dettagli che, per ciò stesso, sono più facilmente apprezzabili. L’ispirazione si mantiene alta in tutti e quattro i quartetti, ma, mi sembra, il risultato è superiore laddove (per la precisione, nel secondo e nel quinto quartetto) Beck modera l’uso (talvolta eccessivo) dei cromatismi, gettando una luce rischiarante sulla nobiltà dei temi, sulla esuberanza dei ritmi delle sezioni più vivaci, su quella schiettezza tipicamente americana che finalmente si libera in tutto il suo potenziale espressivo.
Voto: 8
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