(Garage Records 2013)
La decisione di far uscire “Leaves don’t fall by chance” in autunno non è casuale, perché nelle undici canzoni del secondo album del gruppo veneto si respira un’aria molto malinconica.
A due anni dall’ottimo disco d’esordio “Blind alley” i veneti sono passati dall’essere un trio a duo, dato che la violoncellista Laura è andata via, e lo stile musicale è in buona parte cambiato, con il passaggio dalle arie folk ad uno stile più improntato verso un grunge scarnificato.
Con il disco in questione non è che il duo abbia cambiato radicalmente il suo stile, quindi non pensate a schitarrate o momenti epici, ma del genere esploso a Seattle venticinque anni fa, il duo ha recuperato la vena malinconica ed introspettiva, coniugandola con il suo stile proteso alla ballata. Non è un caso se un anno fa il gruppo abbia reso omaggio ai Mudhoney con la riuscitissima cover di Need.
Dall’iniziale Moon and stars dove l’intensità di Leonard Cohen trova la quadratura del cerchio con le frustrazioni dei Nirvana, passando per l’angst vibrante di Rain that never ends, fino al grunge prima onirico e tirato di Please my demon, poi martellante di Lucy, il duo trova molti modi per contaminare il grunge.
Tuttavia, altri elementi rock sono presenti in questo disco, ascoltare per credere l’inquietante e incalzante Mouse in the snow e Silly night, un’ottima ballad che scivola e che si allunga.
Se vi procurerete “Leaves don’t fall chance” presto, l’autunno vi risulterà meno pesante.
Voto: 8
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