(Seahorse Recordings 2013)
Una solida proposta di rock italiano, che oggi ci divertiamo a chiamare “indie” per quanto poco senso abbia il termine all’alba del 2013, quella dei Disorchestra, un trio che nasce già maturo nonostante questa sia il disco d’esordio.
Certa maturità compositiva si evince sia da piccoli capolavori poetici come Che fine ha fatto John Cazale (non una bella fine, temo) e dai curatissimi arrangiamenti dietro a Quel che so. Rabbia, dolore, sentimenti ovunque che si alternano senza soluzione di continuità a condire un rock molto sfizioso che sfocia anche in sperimentazione pregevole come Furata.
Quel che ho apprezzato di meno nel lavoro dei Disorchestra è un’eccessiva prolissità diffusa, d’altronde son 13 pezzi per 60 minuti; spesso essere in grado di riassumere quel che d’importante si ha da dire è una rara qualità e i tre non ci tengono particolarmente a frenarsi in nessun senso possibile. Questo, purtroppo, tende ad affossare fin troppo il buon lavoro dei nostri ed è davvero un peccato, perché pezzi come Non è nessuno, piazzato quasi in chiusura, meriterebbero davvero la vostra attenzione.
Un lavoro perfettamente frustrante quello dei Disorchestra, gruppo che non nascondo di aver voglia di riascoltare molto presto e che meritano giusta visibilità.
Voto: 7
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