(Apogeo Records 2013)
Questo è un disco suggestivo (partendo dalla copertina con una splendida foto di Cary Russel) con dei bei arrangiamenti e un gran potenziale non totalmente espresso.
Andrea De Rosa, giovane cantautore napoletano dietro a questo progetto insieme al pianista e compositore Bruno Bavota e il chitarrista Antonio Cece, è in equilibrio tra dolcezza e decadenza. Ha una voce forte e decisa, molto rock, che contrasta con le sue dolci melodie italiane e ariose e che spesso si allunga troppo nelle parole finali di un verso a discapito della leggerezza di una canzone. Lo preferisco vocalmente più dolce e scarno come in Destino o La sigla (complimenti a Bavota per la splendida melodia al piano).
I testi sono da affinare, le immagini che ne escono sono troppo deboli e trattenute, non supportano sempre la musica. Immacolata Virtù e Aprile sono i testi migliori. Ho apprezzato molto due cose: il senso di continuità in Nettare e La Sigla, segno che anche la tracklist è stata curata con criterio e la chitarra di Cece presente con delicatezza.
Io e Andrea abbiamo una passione comune: gli archi. Usarli può essere un’arma a doppio taglio. Qui spesso le canzoni partono leggere per poi prendere pienezza ed esplodere proprio con essi, e a volte il risultato è bellissimo come in Polvere (di cui esiste anche un videoclip) e Colori impossibili i due pezzi migliori per completezza, orecchiabilità e potenza, altre volte invece arriva un senso di ripetitività (Memoria, Immacolata Virtù). Nonostante questi difetti che possono essere migliorati con il tempo, sono certa che risentirò parlare di Adailysong.
Voto: 6
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Autore: ourgirl@hotmail.it