Quattro Chiacchiere Digitali con il musicista e produttore Fabrizio Testa
Di Marco Paolucci
06/04/2013: Complice un concerto degli Ovo dalle mie parti e un’amicizia in comune con Alessandro Camilletti frontman degli Psycho Kinder, ho conosciuto Fabrizio Testa, autore di un album particolare come ‘Morire’ e di tanto altro (produzioni, concerti, memorabilia sonore). Un incidente sfortunato capitatogli prima della sua performance non mi ha permesso di apprezzarlo al meglio dal vivo, ma conto di rifarmi sicuramente in futuro. Nel frattempo ho voluto capire di più su di lui e la sua arte. Quale miglior strumento a disposizione se non provare a scambiarci le classiche Quattro Chiacchiere Digitali. Detto fatto, Fabrizio Testa subito disponibile e le suddette fermate sul web in men che non si dica. Come al solito a voi i risultati:
- Raccontami i tuoi inizi come musicista e come è nata l’idea di Fabrizio Testa “suonatore”.
Ho iniziato a suonare attorno al 2004, con un gruppo di Milano, i PuroCashmere. Ci siamo esibiti una sola volta in un locale a Gallarate e autoprodotti un disco, -Le canzoni del crepuscolo-. Poi ho messo da parte la musica per parecchio tempo.
Ho ripreso in mano la chitarra nel 2010 dando vita al progetto Il Lungo Addio.
- Parlami dell’esperienza Il Lungo Addio, perché e percome hai maturato questo alter ego? Come mai l’idea delle esibizioni in prossimità della costa? Ti senti un continuatore “deviato” della tradizione dei musicisti da “sapore di sale”?
Il Lungo Addio (titolo di un romanzo di Chandler a mio avviso molto evocatico) è nato nel 2010 quando ho cominciato a scrivere alcune canzoni rivolte alla costa adriatica (nella fattispecie riferite alla zona romagnola compresa tra i lidi nord e Rimini). Ho passato parecchi anni da quelle parti (specie d’inverno) e ho conosciuto la solitudine, il freddo e l’abbandono di una costa “a riposo” dal turbine vacanziero del turismo estivo. E’ una porzione della regione ferita e oscura, fatta di colonie abbandonate, hotel e ristoranti chiusi o vuoti, prostituzione, criminalità. Non trovai ne trovo tuttora la magia descritta nei film da Fellini ma più quella malinconia e desolazione delle poesie di Benzoni. Dal 2010 la mia missione (un disco all’anno) è quella di raccontare di morte e amore, di fini ed inizi, ambientando le mie storie di miseria umana proprio tra quelle lande, in paesi e paeselli come Lido di Savio, Pinarella, Cesenatico, Valverde, ecc…
Mi esibisco solo sulla costa per rimarcare questo concetto. Poche date saltuarie ogni anno, per presentare i dischi e accontentare i pochi fan sparsi da quelle parti. Non mi sento un continuatore deviato delle canzonette vacanziere. Vivo veramente l’angoscia di quelle solitudini e le trasformo in canzoni. Il prossimo disco, dopo anni di autoproduzione, uscirà per Wallace Records e Tbrecords e sono davvero felice che una delle mie etichette preferite di sempre (assieme alla giovane Tb) ha deciso di produrlo!
- Parlami di ‘Morire’, come è nata l’idea e come è stato collaborare con tanti illustri ed interessanti musicisti.
Nel 2013 diedi alle stampe ‘Mastice’, bizzarro accozzamento di generi (la wave, il jazz, l’industrial, il cantautorato) e disco che identifica tutte le mie passioni musicali e letterarie miscelandole in questo strano cocktail poetico-sonoro. Nel disco presenziarono alcuni nomi della nicchia undeground italica quali Alessandro Camilletti, Cesare Malfatti, Miro Snejdr dei Death in June, Roberto Bertacchini e tanti altri. Ho deciso di ripetere l’operazione quest’anno, utilizzando le basi scartate da ‘Mastice’ e indirizzando i testi verso una specie di concept album sulla morte nelle sue forme più variegate. Cosí è nato ‘Morire’!
Lavorare con gli ospiti che si sono prestati con il loro contributo è stato come sempre interessante e stimolante. Oltre ad Alessandro Camilletti dei validi Psycho Kinder e Roberto Bertacchini degli Starfuckers ho avuto il piacere di ospitare voci storiche quali Stefano Ghittoni (dei Peter Sellers adn the holliwood party) Federico Ciappini (storica voce di Six Minute war madness) il chitarrista degli Afterhours, Xabier Iriondo e la straordinaria Amy Denio, figura cardine dell’indie USA.
Ma forse la ciliegina sulla torta sta nell’aver coinvolto un coro di ventuno alpini che cantano l’intro del disco. Penso di essere stato il primo ad averlo fatto in un disco indipendente.
- Parlami della Tarzan Records:
- Quali sono le origini dell’etichetta? Come è nata l’idea? Quali ispirazioni ci sono state? A quali modelli, se ci sono stati, si è fatto riferimento?
- Perché il vinile?
- Come scegli le produzioni?
- Come scegli i gruppi?
- Come sono i rapporti con i musicisti?
- Cosa pensi delle coproduzioni?
Per parlare di Tarzan dovremmo essere in due. Io e l’amico Andrea Dolcino, milanese, ideatore di IndieHub (primo coworking musicale in Europa) cofondatore con me di questa interessante etichetta nata nel 2011 per volere di entrambi. L’idea naque per mantenere un rapporto di amicizia/lavoro all’alba del mio trasferimento a Parigi. Un punto in comune per poterci sentire tutti i giorni, con entusiasmo, e lavorare su qualche cosa che ci accomunasse a pieno. La musica. L’idea del vinile è stata chiara sin da subito. Ormai a cosa servono le etichette? Esiste ancora questo concetto? Ne compaiono cinque nuove ogni anno e i dischi invece non se li compra più nessuno. Allora ecco l’idea semplice. Un disco all’anno, un solo artista per disco, poche copie, vinile.
Le produzioni sono scelte in base al nostro gusto e alla fruibilità dell’opera.
La prima sfida è stata ?Alos (allun, OvO), il suo progetto esoterico ed inclassificabile ci ha sempre affascinato e l’abbiamo contattata per realizzare il suo primo disco al di fuori della label BarLaMuerte. Ad un suo concerto incontriamo Giovanni Succi, reduce dal felice successo con i Bachi da Pietra e pronto alla sua prima uscita da solista. Parliamo di Giorgio Caproni, poeta che conosco e leggo da parecchi anni, e salta fuori l’idea di un disco per sola voce! (erano trent’anni in italia che non ne usciva uno!) Nel 2013 è seguito Dany Greggio, un grande, musicista colto e raffinato, dal passato picaresco e con un bagaglio musicale davvero impressionante. Per il 2014 usciremo con un vinile per solo sax soprano ad opera di Gianni Mimmo, per noi il miglior sassofonista italiano.
Le coproduzioni? Ne abbiamo fatte alcune. E’ un’idea interessante quando due o tre label uniscono gli sforzi. Venti (come spesso accade) diventa n’ammucchiata e tutto va a farsi benedire. Per questo ho deciso di non farne più. Ma c’è chi, a Milano, ha avuto un’idea geniale per aggirare questo problema. Al momento non dico altro!
- Chiaramente anche una domanda riguardo la Fabrio Testa Produzioni: oltre alle domande che ti ho formulato sopra per la Tarzan Record altre questioni che vorrei mi chiarissi. La prima: come ti è venuta l’idea? La seconda: non pensi di sovrapporre le tue produzioni e di conseguenza le tue idee di produzione musicale?
Ftproduzioni è nata dall’idea di co-produrre, insieme ad Old Bycicle, la cassetta ‘Polvere’ di Iriondo/Coletti. Doveva chiudere subito dopo. Preso dall’entusiasmo ne ho approffitato per co-produrre anche il secondo disco dei Nevroshokingiochi in cd, un singolo degli Psycho Kinder in cdr e l’ultimo ep dei Peters Sellers’ in vinile. Esplorati tutti i formati la label ha finalmente chiuso! (anche per i motivi cui sopra.)
- Con chi vorresti collaborare?
Posso ritenermi fortunato perchè a tutti gli artisti cui ho domandato di collaborare non ho mai ricevuto in risposta un rifiuto. Ne sono davvero felice e non smetterò mai di ringraziarli per il loro prezioso contributo. Ma se devo proprio indicarti un artista impossibile da avvicinare con il quale mi piacerebbe collaborare questi è senza dubbio Philip Glass!!!
- Vivi a Parigi, una delle metropoli più vive ed interessanti d’Europa. Come vedi la scena musicale parigina? E quella francese?
La scena alternativa francese, anche se meno organizzata di quella italiana, è ricca ed entusiasmante. C’è tanta musica elettro-acustica, acusmatica e di ricerca. Nel sedicesimo arrondissement, nella sede di RadioFr, si trova il GRM (casa della ricerca musicale sperimentale e contemporanea). Ogni tanto assisto alle performance di artisti incredibili quali Bertrand Gauguet, Jean Schwarz, Francis Dhomont, Ghedalia Tazartes e altri ancora.
- Invece la scena musicale italiana come la consideri?
La scena musicale italiana è al suo massimo splendore. A me piace molto la musica di ricerca (Lettera 22, Stefano Pilia, Nicola Ratti, Andrea Belfi, Paolo Angeli, Claudio Rocchetti). Non amo il nuovo cantautorato giovanile generazionale, quello che emerge spesso su blog e riviste e ogni tanto viene trasmesso alla radio. Ma ognuno ha i suoi gusti, l’importate è la sincerità.
- Riguardo alla scena live italiana, con chi ti piace andare in tour?
Suono spesso da solo, sia come Lungo Addio sia come solista e di conseguenza non mi muovo con altri artisti o gruppi. Ho avuto peró il piacere di aprire un concerto degli OvO nel dicembre scorso.
- Classica domanda finale: progetti futuri?
A maggio, come anticipato, uscirà il nuovo disco de Il lungo Addio (sarà presentato live il 7 giugno a Marina di Ravenna). Sono invece al lavoro per un terzo disco a mio nome (che uscirà a fine anno). Si tratta di un disco per pianoforte e synth (ispirato alle colonie estive romagnole d’epoca fascista) e vanterà di collaboratori quali Stefano Pilia dei Massimo Volume, Mirio Cosottini, Gianni Mimmo, Angelo Contini, Marco Colonna e Palo Cantù!
Lo presenteró in settembre con date a Milano e Civitanova Marche. Qui a Parigi inoltre suono il trombone ed il clarinetto alto con un trio jazz/impro che è attivo solo in sede live e non su supporto fisico.
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