(RV 2013)
L’unità a quattro sax, capitanata da David Petts e
Adrian Northover, procede sciolta e galoppante.
Ben pochi
gli intoppi, nel percorso dei Remote Viewers.
“Crimeways”,
è il secondo atto di una trilogia, cominciata con “City
Of Nets” nel 2012.
Il loro tipico caracollante impatto
(cameristico/avantgarde), è ben rappresentato (il groove
desolato di Crimeways, A Strayed Riveter, New
Statue).
Ma le sorprese arrivano dall’utilizzo piuttosto
alienato, della sezione elettronica.
La programmazione ritmica si
frammenta, sfiorando il battito hip hop (On A Quiet Front, le
schermaglie lunari di Vague Boxes, una delizia), le tastiere
svolazzano come un drappo soundtrack.
S’avverte lo sviluppo, di
una sottile propensione elettroacustica (torbida e discreta), ad
avvolger più di un brano (l’azione di Woken By Water,
Three Faces West, New Statue).
L’obliqua descrizione
penzolante, della conclusiva Mass Isolation, una
conferma.
Remote Viewers è un fremito, a stento
continuamente trattenuto.
Unici.
Voto: 8
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