Turin Brakes Live

@ Teatro Leopardi, San Ginesio (MC) – Venerdì 20 Giugno 2014

Di Rachele Paganelli           foto home page di Marco Loprete

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Spesso si sottovaluta la parola “tranquillità”. Molte volte è associata ad aggettivi quali “palloso”, “noioso”. E invece stare bene, sempre e continuamente cullati da una certa tranquillità è una gran cosa in questi tempi nervosi. Non è detto che la bellezza debba strapparti sempre l’anima, a volte sa essere rassicurante. La musica dei Turin Brakes è principalmente così. Questo gruppo rock inglese è “la ragazza della porta accanto”. E a San Ginesio li troviamo in quattro elementi (due in più rispetto la formazione originale dei due amici Olly Knights e Gale Paridjanian). Ti accompagnano dolcemente dalla prima canzone Time for money (direttamente dal nuovo album ‘We were here’) all’ultima (Long distance) passando per la stupenda Painkiller, la suggestiva Raincity e la tagliente Future boy. Ti culla la voce limpida ed ampia di Olly che si lascia andare durante l’esibizione, si piega di lato, si alza sulle punte e sorride timido sotto gli occhiali. I Turin Brakes fanno parte di quella vecchia scuola fine anni ’90 inizi 2000 che conserva il culto della buona e sana musica pop, la ricerca della melodia perfetta che ti rimane in testa con il ritornello che esplode imponente. Ma sono anche un passo più in là perché sul palco rendono molto meglio che nei loro dischi dove potrebbero sembrare troppo lineari, mentre dal vivo sono fedelissimi al loro sound e sono capaci di entusiasmarti e farti battere i piedi con schitarrate accattivanti al limite tra folk e blues come in Dear dad e Blindsided Again (“un viaggio nello spazio infinito” dice Olly). Vanno addirittura oltre perché i loro testi sono introspettivi e melodici. Sono pieni d’amore, miseria umana, ironia, quotidianità e nostalgia. Sorridono e si prendono in giro a vicenda, ci dicono che teniamo il tempo meglio degli inglesi, Gale prova a tradurre in italiano qualche parola dei discorsi di Olly, ringraziano sempre. Potrebbero sembrare un po’ “underdog” o nerd che dir si voglia e invece sono solo dei bravi ragazzi appassionati e tecnicamente bravi che portano in giro per il mondo un pop folk pulito, semplice e lineare ma mai banale. E non tutti sono in grado di prendere la strada più semplice senza perdere pezzi. Tutto questo è arrivato ad un pubblico scatenato sempre pronto ad applaudire e rumoreggiare e la band l’ha capito, tant’è che ci han regalato un meraviglioso bis con una bellissima Mirror versione unplugged, grazie alla cornice intima del teatro. Questa volta l’apertura è stata affidata a Bungalow 62, sensibile musicista marchigiano dalle sonorità oniriche, sussurrate e dolci con chitarra e voce. Che dire, un altro ben concerto per San Ginesio che ci sta abituando a degli splendidi live. Dalla complessità di Micah P. Hinson alla semplicità dei Turin Brakes. La rivincita dei bravi ragazzi che questa volta piacciono davvero a tutti.