(Nephogram Editions 2014)
Punzonature digitali, distese marmorizzate, sovraccarichi
elettrostatici, escalation controllate e tracimazioni
armoniche.
“Ruins”, è l’impatto frontale di un
oggi sconcertante, nel suo evidente squilibrio
economico/morale/sociale.
Perfetta rappresentazione di un panorama
orizzontale, frammentato ed ingombro di detriti.
Squassanti masse
di suono in movimento, fra stratificazione estrema ed improvvise aree
di cortocircuitato vuoto (teso/evocativo).
Sensuale e stritolante
nel suo abbraccio.
Un approccio vivo e tormentato, nel suo
organizzare/deformare in tempo reale, suoni concreti e scariche
traforanti.
Fra maximal e minimal, con equilibrio e coerenza.
Una
miriade di schegge armoniche, a risuonar lungo crepacci
vertiginosi.
Se ne esce stupiti e storditi, consapevoli e
grati.
“Ruins”, non è sound-art di tendenza da
galleria fighetta (vino bianco, tartine e ciance vuote).
Al
massimo volume consentito, più e più volte.
Poi,
contattatelo, organizzatevi e cercate un luogo minimamente decente
dove farlo esibire.
Il mio è un consiglio amorevole.
Voto: 8
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