(RareNoise Records 2014)
Quarto album per il trio italiano Chat Noir (Michele
Cavallari al piano, Luca Fogagnolo al basso e Giuliano
Ferrari alla batteria).
Organizzato lungo coordinate post, che
inglobano elettronica (in battuta morbida ambientale), divagazioni
spiritual/etno, un solido basso a trattenere il tutto, qualche
accenno cameristico e radi spunti a maggior tasso muscolare.
Ne
vien fuori un percorso cinematico, che si snoda lungo otto
accoglienti brani, che tratteggiano i contorni di un suono
notturno/metropolitano color neon multicolore, idealmente in scia di
gruppi come i Supersilent (ma senza carica visionaria
ballardiana).
Ma la sensazione generale trasmessa, è quella
di una caccia ad una vertigine emotiva (stilizzata e levigata),
adatta ad ogni palato, che spesso, si risolve in una serie di
strutture al limite dello stucchevole.
Svolazzi strumentali,
esalazioni muezziniche normalizzate, romanticismi ambient a sfiorar
il prog (la risaputa Pearls, la conclusiva Aspekt e la
sua ingombrante coda Floyd), lente marce ed ariose aperture
che diresti gli Ozric (l’estenuante Our Hearts Have Been
Bombed), scricchiolamenti e frantumazioni ritmico digitali,
stilose fino a lambir innocue tappezzerie chill out.
Quando
s’incrociano distorsioni rock (Ninth e Radio Show), par
d’aprire un pozzo “Mezzanine” senza un millennio da
concluder.
E chi ha amato i Massive Attack, potrebbe trovar
notevoli motivi d’appagamento in “Elec3cities”.
Tutto
molto ben fatto, tutto molto levigato, tutto troppo.
Par
un’occasione persa.
Voto: 5
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