(Black Basset Records 2014)
Un’innocua e risaputa sbobba di rock elettronico 2.0 dal
Belgio.
Tutta plastica, chitarroni e bassoni, epica decadenza,
compressione metropolitana e vertigine.
Lasciate perdere
industrial rock o noise, siam dalle parti del genio farlocco Reznor
e dei Depeche Mode (senza nessuna Personal Jesus ad
incendiar l’aria).
In più d’una nostalgica pista disco
dark, potrebbe sfracellare.
Stucca come pochi altri questo
rabbioso romanticismo (commerciale e omologato).
A tratti intriso
di una retorica insopportabile, buona nella posa, per un improbabile
nuovo capitolo della saga di “The Crow”.
Chi ha
dimestichezza con sigle come Young Gods, Absolute Body
Control, Distant Locust, si tenga a debita distanza.
Chi
è nato nel ’94 o ’95, e pratica ascolti distratti, si accomodi
pure.
Bel sottobicchiere stiloso.
Voto: 4
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