(Navona 2014)
Musica contemporanea come piace a me, quella di Ruud Van Eeten, compositore olandese classe 1973: decisa, chiara, e ottimista. Qualità che emergono subito dal breve quanto incisivo quartetto di sax iniziale, dai contorni netti e taglienti, e dagli incastri ritmici che recano le tracce del rigore costruttivista di certo post-minimalismo. Di simile natura è anche il quintetto per pianoforte in quattro movimenti, caratterizzato da una incessante e contagiosa propulsione ritmica, da un limpido ed equilibrato contrappunto di matrice neoclassica, e da profili melodici che occhieggiano al gusto popular. Più introverso è il quartetto per archi, in un unico movimento di circa venti minuti, in cui l’Autore ci trasporta in un terreno più intimo (al quale il titolo del CD allude), in un primo tempo disteso e meditativo, infine turbato e inquieto, ma sempre attraversato da quell’energia trascinante e positiva che costituisce cifra stilistica di Van Eeten, e che gli esecutori, tutti giovani ma già affermati musicisti, condividono.
Voto: 8
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