(Babel Label 2014)
Prima opera solista per il talentuoso pianista inglese
Alexander Hawkins.
Dieci tracce mirabili, ognuna poggiata su
di una solida e definita frase, sviluppata poi in calibrata deriva
impro.
Un predestinato al successo Hawkins, non è un caso
difatti, il suo collaborar in studio e dal vivo con dei grandi come
Louis Moholo, Mulatu Astatke, Joe McPhee e John
Edwards, più svariate esperienze come leader o co-leads
(Convergence Quartet, Decoy).
Gestualità,
armonia, rarefazioni, pause interrogative, martellamenti, cluster e
ragtime.
Con furia preparata e rispetto delle
radici.
Intercettarci spunti Sun Ra e Duke Ellington,
Satie o Cecil Taylor, non stupisce e non disorienta più
di tanto.
Poiché da ognuno di questi, un pezzetto di genio
lo eredita.
Una meraviglia obliquamente luminosa.
Il futuro gli
appartiene.
Voto: 8
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