(Public Eyesore 2014)
Opera intima, calda e sottilmente persuasiva “Avatar
Women”.
Quieta delizia sospesa, incrocio di progressioni
etno/dronanti, screziature impro, raga avant/futuribili e nebbioline
psych folk/blues.
Dove la voce di Azure Carter si distende
in pose trance mediorientali, mentre l’arsenale di corde world
(suroz, sarangi, oud, cura cumbus, saz elettrico, cura saz, pipa,
viola, violino, chitarra elettrica e le lamelle del dan moi) di Alan
Sondheim, tratteggia coordinate aspre e spirituali (un paio di
uscite avantgarde sul finire dei sessanta su Esp-Disk, poi il
tempo a slabbrarsi. Quel tanto che basta, per esser inserito
nell’elenco di artisti citati da Stapleton e compagnia come
influenze in occasione della loro prima uscita).
A contribuir alla
creazione di carnali quartetti free/weird, alla bisogna giungon i due
sax di Christopher Diasparra ed Edward Schneider,
accogliendoci in un’ipotesi spiritual/stracciona, profumata d’incenso
ed altre erbette.
“Avatar Women”, è un
riuscitissimo invito lisergico di pietra e vento.
Voto: 8
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