(pFmentum 2014)
L’incontro col trombonista/compositore del Missouri, Michael
Vlatkovich, non si fa mai attender molto.
Ed ogni volta è
un piacere, poiché come leader o co-lead, grazie a un’ispirata
e bizzarra vena compositivo/esecutiva (intrisa di pungente sense of
humor), riesce quasi sempre a rimarcar una sensibile distanza, dal
grigio borbottio che spesso affligge analoghi
percorsi.
Barcamenandosi tra proposizioni brillanti (in Ensemblio,
Transvalue o Quartet) e peregrinazioni a maggior tasso
umorale/avant/noir (Multitudes Telepathic, Here e Here e
Here).
Cambian le formazioni (in contrazione od espansione) ma
cambia di poco, il processo di stratificazione/emulsione fra segnali
messo in atto.
Di molta black music (blues/funk e scazzi marcati
da big band), ossidazioni avant sparse, rallentamenti
impro/cameristici ed una spontanea (ben congegnata) leggerezza
sbarazzina.
L’unico dettaglio, è che talvolta il tutto
riesce, altre meno.
Questa è una di queste.
Si viaggia a
vista, tra funk metallizzato alla Sonny Sharrock / James
Blood Ulmer e qualche espansione impro.
La scrittura latita e
l’insieme non incide.
A tratti, elettrica tappezzeria
jazz/fusion.
Non proprio il massimo della vita.
Voto: 5
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