Di una sensualità inebriante “Sunken Cathedral”.
Con
le parole che restan mute a fior di labbra nel tentativo (vano), di
circoscriver adeguatamente l’emozione che accende.
Insieme
organico di voce, organo, campane tibetane, percussioni assortite,
elettronica, field recordings, radio, synth, piano, oggetti e
performance corporea.
Dove il vuoto dell’indicazione – file under
(rock/pop/jazz/free/blah blah blah…), collassa impietosamente.
In
contemplazione di un panorama immobile e screziato, una leggera
brezza sulla pelle.
E sangue che pulsa e batte, stralci di
quotidiano in circolo, cani che abbaiano, metalli e cocci, polveri
blues, tremori d’un medioevo prossimo venturo, risonanze di rituali
orientali, incrostazioni di noise rattrappito e svolazzi di corde da
camera avant.
Stratificazione di eventi acustici ed un mettersi a
nudo disarmante, nella sua intima, serena ferocia.
A tarda notte,
ancora non del tutto arresi alla quiete che ci circonda.
Una
vertigine.
Voto: 8
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