(Sabea 2014)
Ma lo sapevate che i testi di questo disco li hanno scritti i matti?! Sì i matti, i matti quelli veri rinchiusi nella residenza per disabili mentali “Le Radici” di San Savino a Riccione. In un processo creativo durato due anni, Francobeat, ha musicato le loro parole e anche le loro voci, distorte dai suoi “giocattolini”, con l’aiuto di musicisti (e cantanti) esterni come Giacomo Toni, Pieralberto Valli, Giuseppe Righini fino ad arrivare alla chitarra acustica di Moro. Ne è uscito fuori un vero album pop con contaminazioni elettroniche, un incontro tra Battiato e David Byrne pieno di ritmo e libertà. Ma i matti di cosa possono parlare? Quelli stanno in un altro mondo… che ne sanno della vita reale?
Ne sanno, ne sanno.
E leggendo tutti i testi ci si accorge di una sensibilità di fondo fanciullesca ma autentica, pura, dura e cruda di chi il disagio lo percepisce davvero senza costruirci sopra una posa, come certi cantautori di oggi. Perché se ascolti Io ero bellissima ti commuovi per la nostalgia di qualcosa che è andato perduto e che si è deteriorato nell’anima e nel corpo, in Verde/secco leggi paura, solitudine ed ironia e corri subito a cercare le pillole magiche che fanno volare (Pillole). Ma in fondo, questi temi, queste sensazioni, non sono tutto ciò che proviamo ogni giorno? La ricerca della libertà, il desiderio di essere amati, accettare e accettarsi, l’amore, il dolore e la speranza, come si canta qui, che cambino le cose(con la bella partecipazione di John De Leo). E allora forse questi matti non sono poi così matti e vivono come noi tra sentimenti, confusione e dolore con la sola differenza che loro non hanno filtri e non sono schiavi “del quieto vivere”.
Voto: 10
Rachele Paganelli