(Ravello 2015)
Il sesto lavoro del McCormick Percussion Group inciso per la Ravello è forse uno dei più interessanti; colpisce il forte contrasto tra i brani eseguiti, che possono essere distinti in due gruppi. Da una parte collocherei i due brani di John Cage, scritti nello stile aleatorio e ambientale tipici della produzione post-anni Cinquanta di quest’ultimo, insieme alla composizione di Dan Senn, tutta giocata su raffinati intrecci e piccoli scarti tra patterns molto concisi, affidati ai suoni delicati della celesta, del vibrafono e del metallofono. Tutt’altro che delicato è invece il pezzo principe del CD, il quale dà il titolo all’album ed è a firma di Ciro Scotto. Come si evince dal programmatico titolo, abbiamo qui a che fare con l’artiglieria pesante (tamburi, batteria, e percussioni di vario genere, oltreché chitarre e bassi elettrici); ma il sound aggressivo è solo uno degli ingredienti di questo corposo brano, in cui Scotto miscela sapientemente l’energia del rock e il tribalismo colto della musica percussiva giapponese. La scrittura non è tuttavia priva di raffinatezze stilistiche e strutturali, che emergono ancor più nella sua versione unplugged, arricchita dagli interventi di violoncello, contrabbasso e chitarra acustica, e senz’altro più coesa e, dunque, convincente; senza perdere nulla, tuttavia, di quella propulsione ritmica che ne costituisce la cifra dominante, e che talvolta i compositori che si cimentano con questo fantastico organico purtroppo colpevolmente trascurano.
Voto: 7
Filippo Focosi