Intervista a Enrico Fiammelli, artigianale editore della Strane Dizioni
Di Marco Paolucci
uccio12@hotmail.com
11/06/2015: Strane Dizioni è una piccola realtà editoriale italiana conosciuta in occasione del festival Ratatà, secondo incontro dopo la fumettista Sara Pavan (qui intervista). E’ artefice di stupende produzioni nella cara e vecchia carta, ognuna curata rigorosamente a mano con dedizione e passione. Doverosa quindi la voglia e relativa volontà di approfondire la conoscenza attraverso una chiacchierata “digitale” con Enrico Fiammelli, attuale titolare/tuttofare della Strane Dizioni, disponibilissimo ad approfondire l’argomento.
1. Come è nata la casa editrice Strane Dizioni? Come è nato lo studio di serigrafia? Chi è nato prima?
Strane Dizioni nasce nel 2008 in concomitanza con il primo progetto ‘Enciclopedia #0’, libro finanziato grazie alla vincita di un concorso francese, la borsa lavoro Jean Claude Reynald,
che da anni finanzia lo studio e approfondimento dell’illustrazione e della stampa su carta.
I soldi ricavati da tale vincita sono serviti all’incremento di macchinari e materiali (inchiostri, carta ecc.) utili alla produzione di un progetto altrimenti fuori portata come lo è stato quello di ‘Enciclopedia #0’.
Nel 2008 Marzia Dalfini ed io vivevamo a Barcellona in Spagna, e ci eravamo trovati per puro caso a condividere insieme ad alcuni ragazzi un vecchio studio di serigrafia e incisione.
Va anche ricordato che le basi per la conoscenza della tecnica serigrafica derivavano da uno dei pochi lavori “canonici” che io abbia mai fatto… infatti per un periodo avevo lavorato in una grande serigrafia industriale di San Severino Marche in cui avevo appreso ciò che riguardava lo sviluppo delle matrici serigrafiche (i famigerati telai).
2. A quali modelli, se ci sono stati, si è fatto riferimento ?
Uno fra tanti: Drozophile… una casa editrice di Ginevra del quale ci innamorammo non appena aver visto le sue produzioni multicolore più orientate verso il mondo del fumetto che dell’illustrazione, ma che ci hanno fatto credere che un libro completamente serigrafato era realmente fattibile anche da soli, anche contro ogni legge che regolasse il mondo dell’editoria indipendente basata, fino ad allora, almeno dal nostro punto di vista, ancora sui principi del DIY scatenati dall’ondata del movimento punk della fotocopia e/o stampa digitale, della minitiratura del lo-fi.
3. Come vengono scelte le produzioni?
Abbiamo sempre scelto noi con chi volevamo collaborare, un’esigenza che nasce soprattutto dal fatto che dovendo poi seguire tutte le fasi del processo (soprattutto la stampa), il prodotto deve piacerci/convincerci fino in fondo. Basta pensare che, dovendo stampare per 2-3-4-500 volte la stessa immagine, la suddetta dev’essere valida e stimolante!
4. Come sono i rapporti con gli autori?
Strane Dizioni non ha scopi commerciali, o meglio ci piacerebbe potesse averli ma credo che volendola indirizzare verso un guadagno la prima vittima sarebbe la qualità stessa delle produzioni.
È per questo che non riusciamo a pagare gli autori con dei soldi, così sin dall’inizio abbiamo sempre proposto una parte della produzione totale come forma di cachet.
A livello umano sono nate grandi amicizie che hanno oltrepassato il mero rapporto autore/editore, in altri casi non siamo ancora riusciti a conoscere di persona alcuni autori di cui abbiamo prodotto addirittura 2/3 libri, mi viene da nominare in primis Celine Guichard, prolifica autrice francese con cui abbiamo collaborato ben 3 volte per i libri ‘De l’Amour’, ‘Beautè Fatale’, ‘Sublime Maladie’ e che per una serie di casi non abbiamo avuto ancora il piacere di incontrare.
5. Quali pensi siano state, analizzando questo primo spaccato di uscite, le tue produzioni migliori?
Ogni libro prodotto ha una sua storia, un suo momento, un suo perché e al di fuori di un impegno sempre costante da parte nostra, il merito vero e proprio é più attribuibile all’autore e alla sua voglia di darci del materiale di qualità.
Non posso però non ricordare almeno 3 titoli, non prediletti, ma apprezzati non solo da noi ma anche dalla critica internazionale: ‘Little Opera’ dell’autrice koreana Tomi Um, vincitore del Golden Cube dell’Art directors Club Young Guns di New York, ‘Shadow Atlas’ di Nora Krug, berlinese ma naturalizzata newyorkese, vincitore del Silver Cube del ADC e della medaglia d’oro della Society of Illustrators, selezionato dalla Library of Congress di Washington ed infine “!WOW!” di Henning Wagenbreth, grande illustratore e grafico a livello mondiale, uno dei nostri preferiti da sempre e con il quale mai avremmo pensato di poter lavorare.
6. Quelle che ti sono rimaste nel cuore? Coincidono?
Come gia’ detto, l’intero catalogo, nascendo da una attenta riflessione e studio, nonché dal sudore della fronte di autori di cui apprezziamo il lavoro, non può essere dimenticato, anche quando ci sono stati problemi di incomprensioni, errori tecnici che hanno reso la produzione un vero inferno, poco apprezzamento da parte di critica e pubblico.
7. Con chi vorresti collaborare?
Con chi mi/ci emoziona… i gusti se ben stimolati si evolvono e cambiano… personalmente mi piacerebbe aprirmi anche al mondo della grafica, con cui credo si potrebbe sfruttare bene la serigrafia.
8. Come vedi, anche secondo la tua esperienza, la scena dell’editoria autoprodotta italiana? E quella internazionale?
Ammetto di essere un pò impreparato sull’argomento! Indubbiamente posso affermare che la qualità delle produzioni in questi ultimi anni è aumentata parecchio complice anche lo sviluppo del mondo dell’illustrazione. Anni fa, appena terminato di stampare ‘Enciclopedia #0’,ci trovammo a risiedere un periodo a Londra ed il concetto di libro di sola illustrazione (quindi senza testi da illustrare) era abbastanza misterioso ed incomprensibile: un ragazzo francese, commesso in una libreria di fumetti vagamente aperta anche a quello che proveniva dal resto dell’Europa, ci disse chiaramente che il nostro libro non avrebbe assolutamente trovato terreno fertile in città! E se adesso si pensa che proprio Londra ha dato i natali ad un’editrice del calibro di Nobrow, è indubbio che le cose siano cambiate e per il meglio direi…
9. Per finire la classica domanda a cui non puoi sfuggire: progetti futuri?
4 nomi per adesso, i loro lavori sono in procinto di essere stampati o ancora in cantiere, ma sicuri! Nell’ordine:
Igor Hofbauer, illustratore croato dal gusto vintage e perverso
Danijel Cecelija, miniaturista con la tratto-pen
Jesse Jacobs, canadese visionario
Claudia Palmarucci, italiana dal tratto dolce ma dai contenuti cinici e realistici, e dal grande dono della sintesi, proprio ciò che ci vuole oggi!
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