(Navona 2015)
La musica di Carl Vollrath, compositore americano ma con ascendenze tedesche di cui qui ci viene offerto un cospicuo saggio della sua produzione per clarinetto e pianoforte, è patentemente e volutamente anacronistica. Si ispira in maniera chiara a quegli autori – indicati nei titoli di alcuni brani: Poulenc, Stravinsky, Copland, Delius, Prokofiev – che nel primo Novecento, pur inserendosi a pieno titolo nel Modernismo, non hanno rinunciato a comunicare emozioni e impressioni, a evocare immagini, a raccontare (in modo nuovo e originale) storie. E così fa pure, anzi forse ancor più, Vollrath, il quale lungi dal copiarne pedissequamente gli stili si lascia guidare dalla propria libera ispirazione, dal proprio gusto retrò, intingendo di sapori jazz, blues, klezmer, tango, musette, e quant’altro, la sua scrittura estremamente fluida, pervasa da dolci e nostalgiche melodie che di quando in quando lasciano spazio a passaggi ritmici vivacissimi, a dialoghi serrati tra i due strumenti, per ritornare – ma senza strappo alcuno – alle elegiache atmosfere che sempre ci introducono nell’ascolto. In un riuscito e godibilissimo amalgama, che si giova del prezioso contributo dei valenti musicisti, il clarinettista Michael Norsworthy (che si esalta in pagine assolutamente idiomatiche per il suo strumento) e la pianista Yoko Hagino.
Voto: 6
Filippo Focosi