Solkyri ‘Sad boys club’


(Bird’s Robe 2015)

C’è poco da fare, gli unici che sono in grado di dire qualcosa di nuovo in ambito post rock sono gli australiani.
Nella terra dei canguri l’eco del sound di Chicago che imperversò vent’anni fa nel rock è giunto e si coniuga con le lunghe lande del deserto, nelle quali oltre ai Solkyri hanno trovato sede ideale i Tangled thoughts of leaving.
Tuttavia, i Solkyri sono più emotivi e si dilungano meno nei brani, preferendo agli intrecci cerebrali spezzettare il ritmo, seppure in suite abbastanza dilungate.
“Sad boys club” è il loro disco d’esordio e non esitano a chiarire la direzione che vogliono intraprendere. Si tratta di una strada fatta di intrecci tra tastiere, chitarre e archi, tra aperture rock (Team solar), momenti complessi che sfociano senza problemi nel prog (Sad boys) e struggenti richiami alla music classica (Farewell bluebird).
Non mancano momenti romantici (I felt unsafe, I felt at home) ed altri solo apparentemente più leggeri (Be good, I love you).
Si tratta di un disco e di un gruppo a cui stanno stretti i semplici canoni del rock, sono in grado di andare oltre e di spaziare liberamente. Questa è arte!

Voto: 8

Vittorio Lannutti

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