(Sono Luminus 2015)
Per mia abitudine e inclinazione, tendo a giudicare un interprete anzitutto dal programma che propone, prima ancora che dalle sue abilità esecutive e di lettura (intesa in senso lato). Subito dunque mi ha incuriosito questa giovane ma già affermata violista, Eliesha Nelson, la quale continua, in questo suo terzo CD per la Sono Luminus, ad affrontare un repertorio dedicato al suo strumento, e ancora ingiustamente poco esplorato. Dopo averci offerto opere cameristiche di autori russi quasi del tutto dimenticati, e dopo aver inciso l’opera completa per viola e altri strumenti del compositore Quincy Porter, la ritroviamo qui impegnata in un repertorio novecentesco quasi all-american, accompagnata dall’ottimo pianista James Hoswmon. Delle tre sonate per viola e pianoforte che abbiamo l’opportunità di ascoltare, la più riuscita mi è sembrata quella di Ross Lee Finney (1906-1997), davvero abile nel piegare la tecnica dodecafonica alle proprie esigenze espressive: prova ne sono l’appassionante e sensuale primo movimento, e una certa scorrevolezza di scrittura che certo manca ai fautori più radicali di tale corrente musicale. Più marcatamente atonale è la sonata di George Walker, seppur non mancano anche qui libere divagazioni soprattutto a livello ritmico. Ma in quanto a vivacità ritmica, a farla da padrone è l’esuberante sonata dell’unico autore non americano qui eseguito, ma che per la verità suona più americano di tutti: il russo Nikolai Kapustin, la cui musica incorpora elementi melodico-ritmici del jazz degli anni Cinquanta e si muove miracolosamente in bilico tra improvvisazione e composizione. Uno stile di sicuro impatto e ben riconoscibile, che lo ha reso oggetto di crescente interesse negli ultimi anni, seppur forse ormai un po’ troppo abusato dallo stesso autore, che talvolta ripete suoi stessi stilemi consolidati; l’effetto è comunque trascinante, ricco di humor e energia. A fronte della densità dialogica e contrappuntistica di queste tre sonate per viola e pianoforte, i due pezzi per viola solista, a firma John McLaughlin Williams e Jeffrey Mumford, presentano il carattere di soliloqui, ora rapsodici ora virtuosistici, dando una volta di più la possibilità all’intraprendente Eliesha di dar sfoggio della propria bravura.
Voto: 8
Filippo Focosi
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