(Setola Di Maiale 2015)
Quattro estesi movimenti di immersiva
ambient-elettroacustica.
Intrisa di cangiante (apparente) fissità,
a includere suoni e voci dal circostante, corde in azione mimetica e
allunghi digitali.
(Quasi) un atto contemplativo di narcotiche
strutture feldmaniane.
Droni ascensionali e bolle di loop in
battuta attutita, distanze in espansione e sferragliamenti eleganti
di (forse) campane in modalità etno-rituale.
Il dentro e il
fuori che si annusano e organizzano, per poi proceder d’insieme alla
narrazione di un panorama altro.
Non di stratificazione quanto di
composizione, ne puoi intercettar il perimetro e farne tuo il
respiro.
Con gli occhi a fessura per l’eccesso di luce.
Appare
e si dissolve, reintegrandosi alla perfezione col silenzio successivo
(che per piacevole induzione) si lascia scorrer a lungo dopo
l’ascolto di “Materia”.
Tra un sospiro involontario e
la concretezza di una manciata di terra.
Le sculture sonore di
Milani raschiano (primordiale) essenza.
Voto: 8
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