(Kendra Steiner Editions 2014)
Si propone come obsolescenza elettroacustico/riduzionista “Folk
Song For 27 Oboes”.
In scia ad analoghi atti efferati (su
padiglioni auricolari e casse impianto).
Ti gusti l’evolversi
della prima decina di minuti, e ti proponi di maledirlo per un poco a
Fariss.
Ma il proseguo, induce a sbollir parte del
malumore.
Il compositore/performer/contrabbassista texano,
registra, monta e miscela fra loro, ventisette tracce di oboe
eseguite da Jacob Green.
Mostrandosi in principio come
sopra descritto, per poi stratificarsi in una lenta panoramica di
minimali cluster di taglio secolar/contemporaneo.
L’arte della
dronanza in pratica, di quella sacrale, a contemplar spazi
d’esecuzione, risonanze e (benvenuti) eventi inattesi.
Niblock,
Ellen Fullman, la Oliveros e i Faust.
I
binari (+ 0 – e solo i binari) son quelli.
L’autore ci aggiunge
qualche stiracchiamento di chitarra acustica e il gioco è
fatto.
Una certa voglia d’ingiuriarlo rimane.
Voto: 5
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