(Glitterhouse, 2015)
Dopo sette anni Hugo Race è tornato ad incidere un disco con la sua storica band. Il sound è lo stesso degli altri undici album, vale a dire quell’industrial-trance-blues accattivante e convincente.
Quasi tutto il disco è pervaso da queste sonorità nelle quali vengono evocati i fantasmi di New Orleans e non sono pochi i richiami al Tom Waits apparentemente più disordinato (The information) o al blues evocativo (Higher power) o ancora a quello che è diventato a tutti gli effetti il suo marchio di fabbrica (Wildcards).
Tuttavia, mi riesce difficile comprendere come mai Race abbia voluto inserire un paio di brani: Heaven or die e Heartbreak 69, sicuramente interessanti, ma che risultano spuri nel contesto generale del disco, trattandosi di un brano di musica quasi classica (il primo) e di sperimentazioni elettroniche (il secondo).
Nonostante ciò il disco è ben suonato e il blues che resta la base su cui sono stati strutturati i brani è il valore aggiunto di un ottimo lavoro.
Voto: 8
Vittorio Lannutti
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