(Discus Music 2015)
Questo album doppio è il terzo lavoro del duo composto da Hervé Perez (laptop, fiati) e Martin Archer (laptop, fiati, tastiere), per l’occasione arricchito dalle percussioni di Peter Fairclough. Nei due dischi (il primo più astratto, il secondo più ritmico, come recita il comunicato stampa di presentazione del lavoro) rumori sintetizzati, elettroacustici e acustici (sibili, ronzii gracchiamenti, pulsazioni) si combinano al piano elettrico, agli interventi puntuali dei fiati e alle percussioni grazie a un’accurata costruzione sperimentale. Sul piano stilistico, Nujazz, free improvisation, elettronica, avanguardia dipingono così un affascinante quadro minimalista, a tratti psichedelico (ci ascolto i Pink Floyd), a tratti – specialmente nel secondo disco, che, seppur leggermente, preferisco – con reminescenze fusion (la fusion eccellente dei Weather Report di Shorter e Zawinul). E non di rado – attingo questo giudizio da una recensione tedesca, che condivido – gli ambienti sonori generati ci riportano felicemente alla scena progressive di Canterbury tra i ’60 e i ’70. Dalla prima (factor of place) all’ultima traccia (not looking for another now) è impressionante il modo in cui da atmosfere instabili, vaghe e nebulose sorge e si impone – nella semplicità di una logica musicale cristallina – un inesorabile, potente e deciso groove ritmico, che lascia poi spazio, altrettanto logicamente, a momenti più riflessivi. Un capolavoro.
Voto: 10
Alessandro Bertinetto