(Discus Music 2015)
Influenzato dallo stile improvvisativo della Association for the Advancement of Creative Musicians (AACM) di Chicago, che ha visto tra i suoi protagonisti artisti del calibro di Anthony Braxton e Wadada Leo Smith, questo lavoro documenta le performance offerte dalla superband guidata da Martin Archer nel tour britannico del 2014. L’album rivisita, alla luce della tradizione improvvisativa europea, generi e stili diversi, dalla salsa (dell’ultima traccia del primo disco Salsa Dura) al jazz di John Coltrane (come appare evidente – forse non a caso – almeno nell’incipit del primo brano, Song for Alice Coltrane, dedicato alla moglie dell’immenso sassofonista). In generale, il solido impianto orchestrale lascia spesso libertà ai solisti – tra gli altri il violino di Graham Clark, i sassofoni di Archer e Mick Beck, il vibrafono di Corey Mwamba – che espongono le loro ispirate improvvisazioni (agili fraseggi, scorribande aggressive in puro stile free, frammenti spezzati di dialogo e cascate di suono in vena più sperimentale) per giungere poi a crescendo di gruppo, e ritornare all’ensemble. Ai numerosi momenti di espressività musicale espansiva e robusta si sostituisce talvolta un tono più intimo e sommesso, come nella lunghissima (ma mai stancante) prima traccia del secondo disco, You Will Never Know Me che, dopo 36 minuti, lascia sfogare in The Hard Blues lo spirito blues che aleggia un po’ dappertutto tra le note di questo gran bel progetto.
Voto: 8
Alessandro Bertinetto