(Ocho Mule / Nettwek Records 2015)
L’ultima volta che ho ascoltato con attenzione e vaga passione i Guster penso sia stato nel 2003. Il loro ultimo lavoro all’epoca, ‘Keep It Together’, dava proprio l’idea che il gruppo di Miller, Gardner e Rosenworcel fosse sul punto di farcela seriamente: scalavano le classifiche e le loro canzoni iniziavano ad apparire nei telefilm. L’album era tremendamente solido, con qualche piccolo perfetto aggiustamento alla loro formula “due chitarre acustiche più bonghi”.
Dodici anni dopo, che è successo? Beh, nel 2010 la loro carriera arriva a una pausa piuttosto lunga, dopo due album di successo come ‘Ganging up on the Sun’ e ‘Easy Wonderful’ che li hanno portati a un buon successo in America, ma ad essere, almeno a giudicare dai loro tour, piuttosto ignorati nel resto del mondo.
Cinque anni dopo arrivano con il loro nuovo ‘Evermotion’, preceduto dalla dichiarazione di voler “trasformarsi in qualcosa di completamente diverso” e, beh, direi che se quello era l’obiettivo è stato centrato pienamente. Perché ‘Evermotion’ ha davvero pochissimo dei Guster che ricordo.
Sapete quella categoria di musica che in USA chiamano “indie alternative”? Quella dove ci trovi perfino i Modest Mouse nei loro momenti più ignobili? Eh, mi pare che loro puntino proprio a quello, a sperimentare però mantenendosi sempre comodi nella loro nicchia di indie pop.
E’ un tentativo di mantenersi rilevanti così da uscire dalla pausa con il botto, ma non funziona proprio, specialmente da metà album in poi l’attenzione dell’ascoltatore difficile riesce a essere catturata da pezzi tremendamente “medi” e già sentiti come Expectation o Kid Dreams, ancora peggio la fischiettata su Never Coming Down.
Peccato perché l’inizio prometteva vagamente, Endlessly, probabilmente il pezzo migliore dell’intero lavoro, ricorda non poco i bei tempi di ‘Keep It Together’ con buone dosi di sintetizzatori, l’aria anni ottanta e un ritmo sostenuto. Anche il singolo Simple Machine mantiene le cose interessanti con un ritornello orecchiabile e un andamento frizzantino.
Insomma, i nuovi Guster sembrano una pallida copia di quelli vecchi, non son mai stati una band così unica e originale ma con ‘Evermotion’ hanno peggiorato drasticamente, cercando di ricopiare troppi gruppi indie alternative (tipo The Black Keys), finendo col dimenticare fin troppo spesso quel che avevano di buono.
Voto: 5
Damiano Gerli