(Innova 2015)
Nella musica di Paula Matthusen tutto avviene molto lentamente. Vi è un graduale accumularsi e dipanarsi di pattern ritmici e stratificazioni armoniche (isolati sono i casi in cui possiamo parlare di melodie vere e proprie), all’insegna di una ripetitività non meccanica, organica, aperta a incursioni sonore apparentemente impreviste. Seppur collocabile nella sfera dell’ambient colta, non di statici paesaggi acustici si deve parlare, poiché figure (musicali) e sfondi (spazi sonori) interagiscono creando misteriose trame e aprendo suggestivi squarci. Di sicuro la varietà degli organici adoperati, nel far dialogare strumenti solisti (i più disparati: dall’organo al violino, dai fiati al mandolino, affidati ad interpreti di primo livello, come Todd Reynolds e Orkest de Ereprijs) con l’onnipresente elettronica, contribuisce all’interesse di un ascolto vigile, attento a cogliere quelle sfumature, quei leggeri scarti che, in brani così eterei, in ultimo fanno la differenza.
Voto: 6
Filippo Focosi