(Setola Di Maiale 2015)
Screpolature impro mangiate dalla salsedine ed ampie panoramiche,
tremolanti nella calura del primo pomeriggio.
Qualcuno che canta e
l’eco del lavoro manuale a giunger da lontano.
Di sudore e bestie
in movimento, campanacci al rintocco e legno in stridore.
Il vento
a sferzar dritto in faccia, ruvida meraviglia rarefatta.
Una
sessione istantanea fra violoncello, chitarra/elettronica,
percussioni preparate/elettronica, che si scompone di turbolenze
notturno/scattose (il tiro di Á
L’exterieur Des Tubes)
e s’acquieta esausta fra i detriti poco prima del mare (lo stupore
traballante, descrittivo/elettroacustico Trou
D’electron).
In
affilata nevrosi da camera contemporanea (Jusqu’à
La Glace)
o un sospiro (Water
Cell)
sciolto nell’insistenza assordante del Mediterraneo.
(Al solito)
radicali ed efficaci.
Voto: 7
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