(Razdaz Recordz 2015)
Avishai Cohen, classe 1970, torna a pubblicare con la Razdaz Recordz, etichetta da lui stesso fondata nel 2002. E torna con il suo contrabbasso, accompagnato dal piano di Nitai Hershkovits e dalla batteria di Daniel Dor, confermandosi come uno dei jazzisti più talentuosi della sua generazione. Le undici tracce dell’album “From Darkness” ci offrono un assaggio del potente sound del trio: l’impatto percussivo dell’iniziale Beyond fa spazio all’ipnotico giro – dal sapore latino – di Abie, in cui si può apprezzare un coinvolgente gioco di poliritmie. Di notevole spessore è Ballad for an Unborn, in cui il bassista, cresciuto professionalmente alla corte di Chick Corea, dà prova di una notevole abilità di scrittura e di un singolare intuito, sviluppando soluzioni armoniche inconsuete. Cohen ha ben digerito la lezione della musica di matrice ebraica senza rimanerne schiavo: la geografia immaginaria del disco si spinge infatti verso luoghi diversi, come ad esempio l’Africa di Lost tribe, uno dei pezzi migliori. Meno convincente il brano di chiusura, una compiaciuta Smile, omaggio a Charlie Chaplin, che riporta l’ascoltatore alle più consuete atmosfere del jazz anni ’30. Ma una piccola caduta di tensione, in un disco di ottima fattura, ci può pur stare. Resta il fatto che nell’intero lavoro Cohen fa sentire il legno, la corda, riversando su disco l’energia e la compattezza del groove che anima i suoi concerti. Buona prova di un artista lucido e ispirato.
Voto: 8
Stefano Oliva