(Innova 2015)
La musica di Jane Antonia Cornish ha un effetto purificatore. Evidente la sua predilezione per tutto ciò che produce sensazioni di staticità e contemplazione: dalla scelta di organici omogenei – quattro violoncelli, talvolta gentilmente puntellati da due violini e un basso elettrico, suonati dall’ensemble Decoda – all’assiduo ricorso a unisoni e ripetizioni. Nei suoi brani, sostenute sequenze accordali si alternano a fraseggi più dinamici che nel loro incedere circolare fanno pensare a Philip Glass. Senza che ciò implichi una sorta di narratività interna, qualcosa di simile a uno sviluppo nel senso classico del termine. Tutto, pause comprese, lavora nella direzione di una musica atmosferica, ma non per questo esteriore: prova ne è il senso di malinconia – una malinconia cristallizzata e sublimata in uno stato meditativo – che taluni brani possiedono e trasmettono. Specie i due che danno il titolo al cd: non a caso attraversati da suggestivi, seppur sempre discreti, climax emotivi.
Voto: 6
Filippo Focosi