Di Stefano Oliva
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Trombonista, arrangiatore e compositore, Mauro Ottolini è una della personalità più vivaci del nuovo jazz italiano. Con i Sousaphonix – un ensamble di 18 elementi – dà vita al progetto intitolato “Musica per una società senza pensieri”, articolato in due volumi. Due album, dunque, che insieme a un documentario (visualizzabile sul sito dell’artista) sviluppano le suggestioni provenienti da una foto d’epoca. L’immagine in bianco e nero ritrae l’enigmatica Orchestra della società senza pensieri, gruppo musicale che alla fine della Prima guerra mondiale si esibiva nei paesi della Valsugana, in un Trentino povero e rurale, ancora lontano dagli sviluppi turistici degli ultimi decenni. Da questa fotografia, ritrovata nello stabilimento dell’industria di strumenti musicali Galvan, nasce un ideale viaggio intorno al mondo: Ottolini, accompagnato dalla “complice” Vanessa Tagliabue York (raffinata vocalist del progetto), immagina che le peregrinazioni dell’Orchestra non si siano spinte solamente nei vicini borghi di montagna, dove i musicisti offrivano le braccia per i lavori di fatica e la musica per rallegrare le serate intorno al fuoco, ma che il loro percorso sia giunto ben più lontano. L’Orchestra visita così la corte dell’imperatore cinese, Haiti, la fumosa Parigi della prima metà del Novecento, la Finlandia, il Sud America… Ottolini ipotizza anche dei fantasiosi incontri tra l’Orchestra e i maggiori compositori e musicisti del secolo scorso, da Shostakovich a Duke Ellington, da Stravinskij ad Amalia Rodriguez. Nascono così le 13 tracce del primo cd e le 11 del secondo.
Si entra subito in partita con Febbre gialla, in cui le melodie di sapore orientale si trasformano repentinamente in energiche improvvisazioni fusion; What else can You do with a Drum vede il sax basso assoluto protagonista; Canto ucraino propone un evocativo coro di montagna; Chubanga trascina l’ascoltatore in una immaginaria jungla popolata da misteriose tribù; Matti Pellonpäa, dedicata a Vinicio Capossela, si snoda malinconica, attingendo ai topoi di una musica popolare universale.
Il secondo volume si apre in maniera accattivante con Cooking breakfast for the one I love, trionfo di banjo e trombe con la sordina; Poema dos Olhos da Amada dà voce a una malinconia latino-americana, tra chitarra, fisarmonica e guiro; il viaggio si conclude con il ritorno nella valle, rappresentato dal coro di Benia Calastoria .
Ottolini è un musicista versatile e generoso, ma forse proprio questa generosità, in definitiva, rappresenta il limite del progetto “Musica per una società senza pensieri”. L’ascoltatore è infatti trascinato da un brano all’altro senza che gli sia chiaro il legame tra i vari momenti: si avverte l’ansia di “dire tutto”, giustapponendo più ambientazioni possibili, in un continuo susseguirsi di suggestioni. C’è l’esotismo, c’è la ricerca, c’è la sperimentazione, ma manca un fil rouge. O meglio: l’idea della foto d’epoca e dell’orchestra di paese da una parte, il concept del viaggio intorno al mondo dall’altra, finiscono per rendere pretestuosi i cambiamenti di atmosfera. Un discorso in parte simile vale per gli arrangiamenti e l’orchestrazione. Molti suoni, molti strumenti e innumerevoli curiosità (dalle conchiglie musicali ai giocattoli, dagli strumenti tradizionali alla ricerca sui fiati) ma alla fine, come si suol dire, less is more, e una maggior sintesi non avrebbe guastato. Singolarmente presi, i brani sono piccole perle per la scelta dei suoni, per la qualità dell’esecuzione e per l’arrangiamento, ma rimane complessivamente un senso di saturazione.
Voto complessivo 6
Link: Parco della Musica Records
Link: Mauro Ottolini Sousaphonix