(Apparizione 2015)
Chitarra preparata, oggetti, microfoni e ritagli d’audio
cinematografico (in questo caso Skolimowski ed
Antonioni).
L’azione del milanese Stefano De Ponti
d’altronde, in veste solista o di gruppo, è sempre stata
fortemente caratterizzata da un intender l’organizzazione dei suoni
come vero e proprio cinema per l’orecchio.
Fatto di tratti radi,
spesso plumbei, che si riverberano in profondità aleggiando a
lungo nello spazio circostante.
Un’insieme descrittivo di pieni e
vuoti in viaggio sul crinale performativo.
Drone music,
elettroacustica e contrazione di post malinconico/terminale
(l’incantevole suggestione di The Inducted Need, dritta al
cuore).
Ma non aspettatevi muraglie ululanti senz’animo, son
cinque movimenti questi, da febbre alta dei sensi.
Tra cigolamenti
metallici e screpolature di effetti, bassi gorgoglii e spazi in
dilatazione estrema, distorsioni e stratificazioni (l’accatastamento
kraut dell’estesa e conclusiva La Cicatrice Sulla Pancia).
Che
nel gioco ozioso e infinito dei possibili rimandi, intreccia umori
Faust ed ampie panoramiche emotive alla Biosphere /
Scanner.
L’avvicinamento è caldamente consigliato.
Voto: 8
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