(Innova 2015)
La qualità principale del giovane compositore Patrick Castillo sembra essere quella di saper giocare abilmente con gli opposti, pur senza mai cedere alla frammentarietà. Nelle due cantate per mezzo-soprano e orchestra da camera (con organico variabile che comprende archi, flauto, clarinetto, pianoforte, percussioni ed elettronica) qui presentate, prevale un’atmosfera rarefatta, introspettiva, ma puntualmente ravvivata da improvvisi sbalzi ritmici; i tempi lenti non sono mai uguali a se stessi, e si concedono a frequenti cambiamenti nella dinamica; la scrittura, ancorata a un impianto tonale, non disdegna passaggi più dissonanti e discordanti. Se dovessi pensare a qualche riferimento ad altri autori, citerei David Lang e George Crumb, rispettivamente per la malinconia che pervade i brani, e che si costruisce per piccoli, significativi scarti, e per la narrazione apparentemente indecifrabile che li lega. Ma Castillo è comunque un autore con uno stile personale ben definito, non da ultimo dalla raffinatezza delle soluzioni timbriche, che aggiungono fascino a una musica già di per sé stimolante.
Voto: 7
Filippo Focosi