La Trondheim Jazz Orchestra è una formazione norvegese nata alla fine degli anni ’90, coinvolta in alcune prestigiose collaborazioni con i massimi nomi del jazz mondiale da Chick Corea a Pat Metheny. Ma non bisogna lasciarsi ingannare dal nome del gruppo: l’album “Untitled arpeggios and pulses” si muove infatti a latitudini distanti anni luce dall’idea di jazz che (legittimamente) ci si può aspettare da un ascoltatore medio. Le quattro tracce (indicate con titoli laconici come Part 1, Part 2 ecc.) danno voce al minimalismo più rarefatto, con frasi musicali che in media non contengono più di tre note e lunghi attimi di silenzio. La ciclicità disperante dei motivi, la loro stazionarietà, gli inserimenti rumoristici consegnano un lavoro di difficile ascolto; la lunghezza delle tracce (fino a 22 minuti!) relegano l’album nello scaffale dedicato alla musica di sottofondo. Un menzione d’onore per la buona integrazione tra strumenti acustici ed elettronici. Solo per orecchie esercitate.
Voto: 4
Stefano Oliva