(Gaffer Records 2016)
Due performance in solitaria per la pianista berlinese Magda
Mayas.
Composizioni istantanee (la prima per pianoforte, la
seconda per Clavinet) dentro e tutt’attorno il
corpo/strumento.
Sollecitandone ogni parte, intersecando toni
brillanti e rattrappimenti organici.
Tra tensioni e libera
vibrazione, contemplazione dell’ambiente circostante e oggetti
intromessi fra le corde metalliche.
Carillon cageiani,
circonvoluzioni a maggior tasso noise/viscerale (quando utilizza
l’espandibilità elettrica del Clavinet), ripetitive strutture
d’insieme penzolanti fra tradizione rituale e asciutti rimandi ad
azzanni depotenziati Branca.
Trattenendo e organizzando in
tempo reale il flusso sonoro (senza cader nell’ovvio elettroacustico
o nel pallido accademico), come fosse una coinvolgente conversazione
sputata fuor dai denti in leggero sbrindello/svolazzo.
Materia
nota (spesso sbadiglievole all’oggi), trattata con gran rigore e
personalità.
Siam nell’ok.
Voto: 7
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