(RV 2015)
Conclusa la trilogia noir (“City Of Nets”,
“Crimeways”, “Pitfall”), l’orizzonte
espressivo del sestetto britannico torna a espandersi in assenza di
perimetri.
Tra enigmatiche partiture da camera avant (l’iniziale
Quiet Money), incastri ansiogeni in bianco e nero (Hearing
An Army), pressati figure notturne da metropoli stanca e livida
(Shadow War), strapazzando accenni Feldman, scaracolli,
metalli in sollecito e bolle d’elettronica (Still We Laugh, Still
We Run), spazi di battitura libera e descrittiva (la minimale
sinfonia etno-atonale di Crowd Figure), ispirate sospensioni
di vibrante free elettroacustica (Dead Paper, The Room
Above The Square).
Inusuali grovigli non allineati proposti
con lucida azione da oltre venticinque anni (sin dai mai dimenticati
B-Shops For The Poor).
Quattro sax, un contrabbasso,
generatori noise, elettronica e percussioni.
Viaggian troppo alti,
non si prendono.
Voto: 8
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