(Intonema 2015)
Movimenti lenti e ascensionali, due lunghi intrecci di stringhe di
suono minimale, trattenuto e deflagrato fino a somigliar ad una folk
song senza tempo di cenere e vento (una Shirley Collins
ambientalizzata oltre la soglia della dispersione?).
Lisergia
gorgoglio/dronante in apparenza senza peso ma in realtà bel
tondino massiccio a strapparti fuor di scarpe (una linea retta fra
astrazioni e astrazioni, da Feldman a Conrad).
Nel
mezzo dell’immobilità che precede l’alba, una voce attenta a
non sovrastar il tremolante fermo immagine.
Pulviscolo in
sospensione, spazio e silenzi, l’impatto di una porta chiusa.
Legno
scheggiato dal tempo e dita a sfiorarlo.
Lucio Capece
(clarinetto basso), Catherine Lamb (voce e viola), Rishin
Singh (composizioni e trombone), Stine Sterne (voce).
Una
fluttuazione percettibile appena oltre il campo visivo.
Il suono
di una rallentata torsione.
Voto: 8
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