(Atrito-Afeito 2016)
Diciannove brevi tracce di improvvisazione per piano di taglio
cameristico/contemporaneo.
“Velvet Oddities” è
una piacevole digressione rispetto alle astrazioni maggiormente
elettroniche, che l’artista di Montreal ci aveva in precedenza
proposto.
Attimi convulsi che paiono inarcar la schiena fino a
spezzarsi, rattrappimenti e scarse pause riflessive.
Particolarmente
efficace, nella sua urgenza di matrice classica/colta europea che a
tratti, par assumer le sembianze di un nevrotizzato ragtime.
Una
gradita sorpresa “Velvet Oddities” (poi non cosi rigida e
severa come si potrebbe immaginare).
Voto: 8
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