Dimitri Grechi Espinosa ‘Angel’s Blow’


(ponderosa music & art 2015)

Purtroppo non ho potuto assistere ai suoi concerti alla Chiesa della Gran Madre di Torino durante il festival jazz di qualche tempo fa. Chi l’ha ascoltato ha così commentato questa esperienza di ascolto: “Non sapevo più dov’ero”. Con il suo sax tenore, caldo, ma soprattutto profondo e ampio a un tempo, Dimitri Grechi Espinosa ci porta infatti altrove, forse in un altrove sprofondato dentro di noi. L’album è registrato nel Battistero di San Giovanni a Pisa e risponde perfettamente all’esigenza del musicista di “riportare la musica alla sua originaria funzione di ‘dialogo’ con il Sacro”, come confessano le note di copertina. È un A Love Supreme rivisitato in versione solista e contemporanea; e non scelgo a caso questo paragone, perché John Coltrane si riconosce subito come uno dei numi titolari di Espinosa, anche se qui Coltrane è ripreso per sottrazione, portato all’essenziale, e privato della sua frenesia, e forse della sua Sehnsucht. È un Coltrane che ha trovato la pace mistica. Il soffio dell’angelo: la parte corporea dell’alito a contatto con le altezze degli spazi alati rivolti al Divino, incontrato con diversi nomi e indicato con diversi attributi (La Nube, La Sua Maestà, L’Altissimo, Il Misericordioso, La Sua Bellezza, L’Onnipotente, L’Eterno, L’Assoluto), ma sempre identico. Sempre limpido, chiaro e penetrante, come l’avvolgente suono del tenore di Espinosa. Certo, l’atmosfera casalinga non è quella più adeguata per ascoltarlo. A un certo punto, io, che di misticismo m’intendo poco, sento l’esigenza che la musica decolli un po’, ho quasi bisogno di tutto Coltrane, ho bisogno di movimento, di azione, e di un po’ meno contemplazione. Oppure di una piantina per orientarmi (com’è accaduto quando l’ho ascoltato la prima volta, in una bella serata a Barcellona). Ma non si può negare la potenza ispirata di questo progetto.

Voto: 10

Alessandro Bertinetto

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