(Setola Di Maiale 2016)
Espressione pressante e spigolosa, che ti attrae e poi
aggredisce.
Crepe digitali, secche carambole dub, poi, urti e
sballonzoli in multiplo (il principiar della Decomposition 1).
A
passo pesto, il gigante Ra e lividezze God, sfiati in
circolo forzato ad accordarsi su coordinate muezziniche.
Il Brötz
ci si azzuffa in un paio di occasioni col sax e clarinetto, e sullo
starci ben nulla da dire, ma in assenza, si scompongono imbizzarriti
che gli è un piacere (meno ospitali, più ispidi e
spericolati).
A tagliuzzar via porzioni noise e riduzioniste,
ambienti statici a sbrillar esotici (il vibrafono della Decomposition
3).
Funk pece con bassi a sbraco e punture di elettrica
(l’afosa giungla urbana della Decomposition 4).
Un rapido
groviglio solista di corde ed elettronica (l’avant/no wave di
Decomposition 5).
L’ossessa e tribale perforazione della
conclusiva Decomposition 6.
Gli accenni tradizionali
volteggianti nel tumulto complessivo, l’azione di fondo che anima più
di un passaggio (con grazia da free/elettroacustica), notti, afa e
sudori.
Non si adagiano ed un’oltre, provano a immaginarlo
(ossidato e vitale).
Registrato a Castellana Grotte (Bari) nel
Settembre 2014 da Donato Console, Giuseppe Mariani,
Gianni Console, Walter Di Serio, Giuseppe Tria +
l’illustre tedesco.
Fra le migliori uscite del 2016.
Applausi.
Voto: 8
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